Immobilità diffusa by Daniele Checchi

Immobilità diffusa by Daniele Checchi

autore:Daniele, Checchi [Checchi, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815229298
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


4. Dati, variabili e ipotesi

Verranno qui analizzati i dati di due indagini ISTAT del 2004, che riguardano rispettivamente l’inserimento occupazionale di diplomati e laureati del 2001 [ISTAT 2006a; 2006b]: il lavoro si differenzia quindi da quello di Sylos Labini [2004], che focalizza la sua analisi sui laureati e utilizza una wave precedente dell’indagine. Entrambe le indagini sono state ampiamente utilizzate nella letteratura e per motivi di spazio ne omettiamo qui una descrizione dettagliata[7]. Qui basti ricordare che si tratta di indagini rappresentative di una determinata coorte di laureati o diplomati, che vengono intervistati a tre anni dal conseguimento del titolo.

Si tratta di due datasets paralleli, costruiti su questionari molto simili, che consentono per questo analisi sostanzialmente identiche sui due campioni. Essi contengono informazioni abbastanza dettagliate in merito alle modalità di reperimento del lavoro svolto al momento dell’intervista, attraverso le quali è possibile costruire tre variabili dicotomiche riferite ai canali informali: contatti familiari, riferita al caso in cui il posto sia stato ottenuto «su segnalazione a datori di lavoro da parte di familiari»; contatti con amici e conoscenti, quando il posto è stato ottenuto «su segnalazione a datori di lavoro da parte di amici/conoscenti»; contatti col datore, quando il posto è ottenuto «per conoscenza diretta del datore di lavoro»[8]. Dunque, tre diversi tipi di contatto informale: i primi due corrispondono alla dicotomia di Granovetter tra legami deboli e legami forti, mentre il terzo potrebbe riferirsi sia a legami deboli sia a legami forti. L’analisi è limitata ai lavoratori dipendenti, perché il processo di entrata nelle posizioni di lavoro autonomo è completamente diverso.

Queste tre variabili sono centrali per verificare le principali ipotesi emerse dalla letteratura passata in rassegna nei paragrafi 2 e 3, rispondendo alla seconda domanda posta in apertura: ci sono modalità di reperimento che danno sistematicamente accesso a posti migliori? L’ipotesi dell’«efficienza dell’informalità» [Holzer 1988] viene verificata semplicemente confrontando l’effetto sulla probabilità di trovare lavoro e sulla stabilità del lavoro reperito tramite contatti (di qualsiasi genere) piuttosto che tramite metodi formali[9]. L’ipotesi della «forza dei legami deboli» [Granovetter 1973] viene verificata confrontando l’effetto sulla probabilità di trovare lavoro e sulla stabilità del lavoro reperito attraverso il canale familiare e quello amicale, identificando il primo con i legami forti e il secondo con quelli deboli. Per quanto riguarda i salari, sono emerse due ipotesi tra loro contrapposte: secondo l’ipotesi dell’old boys network [Montgomery 1991] il reperimento del lavoro tramite canali informali è associato a un premio salariale, mentre secondo l’ipotesi del canale residuale [Datcher-Loury 2006] esso è associato a uno svantaggio salariale. Quest’ultima ipotesi verrà investigata anche analizzando l’impatto del canale di reperimento sulla soddisfazione lavorativa: se è vero che si tratta di un ricorso in ultima istanza, coloro che trovano lavoro tramite contatti dovrebbero essere in media più soddisfatti degli altri, perché consapevoli delle scarse opportunità che il mercato presenta loro.

Dato che l’interesse principale di questo capitolo sta nei rapporti tra reperimento del lavoro e disuguaglianza sociale, è centrale la verifica empirica dell’ipotesi delle «risorse sociali» [Lin, Ensel e Vaughn



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